giovedì 15 gennaio 2015

Arte gotica - le vetrate della cattedrale di Chartres

La cattedrale di Chartres conserva alcune tra le vetrate medioevali più belle (sono 170, anzi, secondo Wikipedia, 176, per circa 2600 metri quadrati di finestre).

Notre Dame de la Belle Verrière, XII sec. Chartres
La scorsa estate sono riuscita ad andarci e a vederle di persona. Purtroppo la giornata era grigia, quindi le vetrate non apparivano in tutto il loro splendore, tuttavia sono riuscita ad ottenere un paio di foto decenti.

Una di queste rappresenta la cosiddetta "Nostra Signora della Bella Vetrata", che è sicuramente la vetrata più famosa della cattedrale: rappresenta la Madonna con in braccio il Bambino, sfolgorante in un bellissimo abito azzurro.
Tale colore è particolare della produzione di vetrate del luogo, ed è chiamato "blu di Chartres".

Purtroppo altre foto non sono venute altrettanto bene, è difficile fotografare le vetrate gotiche, perchè le condizioni di luce sono molto particolari, e in più, esse sono poste molto in alto, quindi le immagini appaiono deformate dalla prospettiva.

S. Martino divide con il povero il suo mantello - Chartres


Per questo motivo, le altre foto che vi propongo non sono mie, ma raccolte da Internet.
Spero di non violare il copyright di nessuno pubblicandole qui, e se così fosse, prego gli eventuali autori di avvertirmi, in modo che io le cancelli dal blog.
 
Chartres, vetrata con la scena della Creazione di Eva

Una cosa particolare che mi è rimasta impressa di Chartres, è che, a differenza delle altre chiese gotiche che ho visitato, è molto scura. Bisogna però ricordare che questa cattedrale è tra le poche (forse l'unica) grandi cattedrali francesi a non aver subito danneggiamenti durante la II Guerra Mondiale, e che vanta le vetrate più antiche del mondo ancora posizionate nel sito originale. 

Chartres - vetrata con la scena dell'Ultima Cena


Per questo, molte di esse (tutte quelle non ancora restaurate, e sono tante!) sono scure, e lasciano passare poca luce.
Le impalcature dei restauratori sono sempre presenti, e i lavori avanzano con lentezza: del resto è un lavoro lungo ripulire 2600 metri quadrati di finestre!

lunedì 5 gennaio 2015

Henri de Tolouse-Lautrec

LA VITA
Doppio ritratto di Henri de Tolouse-Lautrec, fotografato da Maurice Guibert.
Fotomontaggio, 1890 ca.


H. de Tolouse-Lautrec,
Moulin Rouge, “La Golue”,
manifesto litografico (affiche),
1891

Henri de Tolouse-Lautrec (1864 -1901), nacque in una delle famiglie più antiche e nobili di Francia, ma le sue origini aristocratiche gli procurarono più problemi che vantaggi. I suoi genitori, molto diversi per carattere (la madre era una donna tranquilla e devota, il padre un eccentrico amante delle forti emozioni) erano cugini di primo grado e trasmisero al figlio una fragilità ossea congenita.

Durante l’adolescenza, due lievi cadute gli causarono fratture ad entrambe le gambe, le cui ossa cessarono di crescere, mentre il resto del corpo si sviluppava normalmente, dandogli così l’aspetto di un nano.

L’aspetto sproporzionato e la salute precaria segnarono la sua vita: impossibilitato a dedicarsi all’equitazione e alla caccia, come suo padre avrebbe desiderato, e costretto all’immobilità per lunghi periodi, Henri coltivò invece la sua passione per il disegno ed in seguito decise di farne la sua professione, nonostante la forte disapprovazione dei genitori.
Nel 1886 si trasferì nel malfamato quartiere di Montmartre, a Parigi, e vi aprì uno studio da pittore, provocando così dei forti contrasti con la sua famiglia.
Iniziò a condurre una vita sregolata, frequentando i locali notturni e trascorrendo il tempo disegnando e bevendo.
In poco tempo si fece conoscere per la sua abilità e, quando, nel 1891, creò il famoso manifesto per il Moulin Rouge, divenne il più famoso disegnatore di affiches di Parigi.

Tra il 1890 e il 1900 produsse molti disegni e litografie per album da collezione, cartoncini per menù, programmi teatrali e illustrazioni per libri, oltre a manifesti (una trentina) per cabaret, rappresentazioni teatrali, circhi. Furono anni di lavoro intensissimo, in cui strinse amicizia con numerosi artisti e intellettuali dell’epoca, ma la sua salute continuava a declinare in maniera irreversibile.

Alla fine degli anni ‘90 la madre e i suoi amici tentarono inutilmente di distoglierlo dall’alcol e di curarlo.
Morì a soli 37 anni, per le conseguenze dell’alcolismo.



LA TECNICA

Le opere di Tolouse-Lautrec danno un’impressione di grande immediatezza, ma in realtà sono frutto di una lunga ed accurata preparazione. Egli portava sempre con sé un piccolo album da disegno sul quale schizzava velocemente tutto ciò che attirava la sua attenzione.
Da queste iniziali impressioni sviluppava poi i suoi quadri più importanti, cercando di riprodurre l’iniziale spontaneità. A tale scopo, nei dipinti ad olio diluiva il colore con la trementina, per permettere al pennello di scorrere fluidamente, e utilizzava come supporto il cartoncino al posto della tela, in modo che il colore asciugasse rapidamente, come se stesse disegnando, e non dipingendo.
Anche i manifesti pubblicitari venivano scrupolosamente preparati.
La tecnica della litografia, con la quale essi sono realizzati, era allora un’invenzione recente, essendo nata alla fine del XVIII secolo, e quella a colori era stata introdotta solamente nel 1890, quindi Tolouse-Lautrec fu uno dei primi artisti ad utilizzarla, sperimentandone l’uso anche nel campo dell’illustrazione di libri e riviste.

La litografia si prestava in modo particolare allo stile di Lautrec, che aveva la straordinaria abilità di cogliere l’essenza del soggetto in pochi tratti.
Egli comprese istintivamente le regole del manifesto pubblicitario moderno e fu il primo a metterle in pratica: creò delle immagini facilmente riconoscibili anche da lontano, con figure essenziali, stilizzate, e ampie campiture di colori accesi, capaci di attirare l’attenzione anche dei passanti più frettolosi.


Le inquadrature, modernissime, sono ispirate alla tecnica della fotografia, che in quegli anni muoveva i primi passi, e che influenzò moltissimi artisti dell’epoca, in particolare gli Impressionisti.
Ne è un esempio il manifesto per il “Divan Japonais” del 1893, nel quale Tolouse-Lautrec  fa l’ardita scelta di “tagliare” fuori dall’inquadratura la testa della famosa soubrette Yvette Guilbert, che si esibiva nel locale pubblicizzato.


H. de Tolouse-Lautrec, Divan Japonais, litografia,
80.8x60.8 cm, 1893

La cantante è comunque riconoscibile dai lunghi guanti neri che era solita indossare durante le sue esibizioni, mentre la donna in primo piano, che assiste allo spettacolo, è anch’essa una artista famosissima dell’epoca, la ballerina Jane Avril, che Lautrec in questo caso utilizza come “testimonial”, anticipando, anche in questo, un metodo utilizzato dalla pubblicità moderna.

Le linee, nette e marcate, che isolano le figure, e le ampie campiture di colore, prive di chiaroscuro, sono invece elementi ripresi dall’arte giapponese, che a fine Ottocento si stava diffondendo in Europa e della quale Lautrec era un fervente ammiratore.


I SOGGETTI

H. de Tolouse-Lautrec,
studio per il manifesto di Aristide Bruant,
guache su cartone, 145×95 cm, 1892

H. de Tolouse-Lautrec,
Yvette Guilbert saluta il pubblico,
olio su cartone,
48x28 cm, 1894
Sia nei dipinti ad olio, sia nei suoi famosi manifesti, l’attenzione di Tolouse-Lautrec  si fissa soprattutto sui personaggi, in particolare sui loro volti ed espressioni. L’ambiente circostante è ridotto al minimo essenziale, se non addirittura assente. In questo si differenzia dai pittori Impressionisti, che pure frequentava ed ammirava, i quali facevano del paesaggio il loro principale interesse.

Grazie ai numerosi personaggi da lui ritratti, Henri de Tolouse-Lautrec riveste oggi un importante ruolo anche nella storia del costume, poiché le sue opere ci forniscono preziose indicazioni sulla vita e la società parigina di quel momento storico noto con il nome di “Belle Epoque”.

Molti sono stati gli artisti che hanno immortalato la Parigi di fine Ottocento, con le sue luci, i suoi locali e la vita spensierata, ma a differenza di altri, Tolouse-Lautrec non ne ha mostrato solo i lati positivi, ma anche le contraddizioni, la solitudine e l’abbandono.
I visi ritratti da Lautrec non sono abbelliti, ma resi con un realismo sferzante, ai limiti della caricatura, e mostrano le inquietudini di una generazione che procedeva inconsapevole verso il baratro della I° Guerra Mondiale.


ANALISI DELL'OPERA
Jane Avril al Jardin de Paris, 1893

Autore: Henri de Tolouse-Lautrec,
Titolo: “Jane Avril al Jardin de Paris”,
Tecnica: Affiche realizzata con tecnica litografica a colori,
Dimensioni: 130x95 cm,
Data: 1893,
Collocazione: Albi, Museo Tolouse-Lautrec

Uno dei manifesti più famosi di Lautrec rappresenta la danzatrice preferita dell’artista, Jane Avril, mentre si esibisce nella sua particolare versione del “cancan” al Jardin de Paris, il locale dove lavorò dopo aver lasciato il Moulin Rouge.
Lautrec sintetizza con poche linee e pochi colori la figura della ballerina, posta nell’angolo in alto a sinistra del manifesto, mentre l’angolo opposto è occupato dalla forma stilizzata del manico di un contrabbasso e dal musicista che lo sta suonando, di cui si vedono la mano e una parte del viso.
Allungando questa forma scura, Lautrec la trasforma in un’originalissima cornice, che avvolge e mette in risalto la protagonista, Jane Avril. La posizione obliqua del contrabbasso, ripresa dalle linee del pavimento, accentua il senso del movimento delle gambe nere e degli svolazzi dell’abito della danzatrice.

È interessante notare, sempre per quanto riguarda il contrabbasso e il musicista che lo suona, l’utilizzo della tecnica “crachis”, cioè “a spruzzo”, inventata dallo stesso Lautrec. Egli otteneva un effetto screziato nei suoi manifesti spruzzando l’inchiostro da stampa sulla pietra litografica con uno spazzolino da denti.


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LA LITOGRAFIA

(dal greco lìthos, "pietra" e gràphein, "scrivere").
Si tratta di un procedimento di stampa che si basa sul principio dell’incompatibilità dell’acqua con il grasso. L’artista traccia il disegno con materiale grasso (inchiostro o matita) su una matrice di pietra calcarea. Va ricordato che, sulla pietra, le immagini devono essere disegnate in modo speculare.
Finito il disegno si spennella la pietra con un liquido a base di acido nitrico, gomma arabica acidificata e acqua. Questo liquido, chiamato “preparazione” serve a creare una reazione chimica: l'acido nitrico trasforma tutte le parti della pietra non protette dall'inchiostro litografico, da carbonato di calcio in nitrato di calcio, sostanza idrofila (che assorbe l’acqua).
La stampa avviene dopo 24 ore dalla preparazione, la matrice disegnata viene bagnata con acqua e poi inchiostrata con un rullo di caucciù.
L’inchiostro aderisce dove c’è il disegno e viene respinto dalla pietra bagnata.

Si appoggia il foglio di carta da stampare sulla matrice, si aggiungono altri fogli ed un cartone grassato e alla fine il tutto viene compresso mediante il torchio litografico.
Ad operazione ultimata, il foglio viene tolto e fatto asciugare.

Per le stampe a colori si preparano tante matrici quanti sono i colori richiesti dal disegno e si ripete l’operazione con ogni matrice.

 

BIBLIOGRAFIA

Enrica Crispino, Tolouse –Lautrec, Art e Dossier n° 306, Giunti

AA. VV. I Grandi Pittori vol. 6, Istituto Geografico de Agostini


Giulia Rossetti, Emozionarti vol. B, Paravia


per le spiegazioni sulla tecnica della litografia e per reperire alcune delle immagini ho consultato i siti di Wikipedia e WikiArt