Cos’è la PROPAGANDA?
La propaganda è un insieme di azioni che hanno la finalità di influire sull’opinione pubblica, in modo da favorire gli intenti di chi la mette in atto.
Essa utilizza le stesse modalità della pubblicità commerciale, atte a convincere provocando emozioni intense, che possono essere negative (paura, disprezzo, repulsione) o positive (orgoglio, patriottismo, desiderio di essere benvoluti).
La propaganda riesce a provocare tali sentimenti grazie agli slogan, ripetuti costantemente dalla radio, televisione, stampa, manifesti, ma utilizza anche forme di diffusione, quali la letteratura, il teatro, il cinema, le arti figurative.
Le immagini sono molto importanti nella propaganda, perché esse vengono comprese in maniera più immediata rispetto ai testi, e vengono memorizzate più facilmente.
L’uso della propaganda si affermò particolarmente a partire dalla I° Guerra Mondiale ed ebbe immenso sviluppo nei decenni successivi, specie in quei Paesi, come la Germania, l’Italia o l’URSS, dove si instaurarono regimi autoritari a base demagogica.
Manifesto di propaganda – Stati Uniti, II° GM (1943) |
La propaganda utilizza tecniche comunicative che richiedono competenze professionali e l’accesso a mezzi di comunicazione di vario tipo, in particolare ai mass media.
Esse implicano un certo grado di manipolazione della realtà, che viene mostrata solo in parte, selezionando i contenuti che interessano a chi la utilizza.
I destinatari di questi messaggi vengono tenuti accuratamente all’oscuro delle informazioni non conformi ai contenuti propagandati. A tale scopo, nei Paesi governati da regimi totalitari, la propaganda è organizzata a livello statale, ed è istituito un apposito Ministero che se ne occupa.
I° Guerra Mondiale - Campagna di reclutamento inglese
Daddy, what did YOU do in the Great War?
Questo è uno dei più famosi manifesti diffusi durante i primi mesi della Grande Guerra dal comitato inglese di reclutamento. Il consiglio dei ministri, contrario alla leva obbligatoria, dovette puntare sull’arruolamento di volontari. Il fervore patriottico e la forza della propaganda condussero, solo nel primo mese del conflitto, al reclutamento di 500.000 volontari. Nel corso del successivo anno e mezzo, se ne aggiunsero altri 100.000, la maggior parte dei quali destinati a morire nel fango delle trincee.
La scena si svolge nel salotto di una casa inglese dei primi del Novecento.
Gli elementi che esplicitamente ricordano la guerra sono i soldatini con cui sta giocando il bambino, ma dopo aver letto lo slogan che dice: “Papà, cosa hai fatto tu nella Grande Guerra?”, si può capire che il libro aperto sulle gambe della bambina è un libro di storia che parla della I° Guerra Mondiale.
La frase dello slogan è pronunciata dalla bambina che sta leggendo il libro in braccio al padre. Gli elementi usati per convincere l’uomo ad arruolarsi sono, prima di tutto, il rimorso e la vergogna che proverà per non aver partecipato e quindi per non potere raccontare ai figli ciò che ha fatto durante la guerra.
Alfred Leete, "Britons, Lord Kitchener wants You", 1914
Questo manifesto deriva da un disegno di Alfred Leete, pubblicato nel 1914 sul settimanale inglese “London Opinion” e successivamente adottato dal Comitato Parlamentare di Reclutamento come manifesto di propaganda.
Per catturare l’attenzione è stata usata una prospettiva esasperata.
Il braccio fortemente scorciato e il dito puntato danno l’impressione che il personaggio raffigurato si rivolga personalmente a chi guarda il manifesto, con un notevole impatto psicologico.
Lo slogan è abilmente costruito in maniera simile a un rebus, in cui il soggetto della frase è un’immagine anziché una parola.
L’uomo rappresentato è infatti Horatio Kitchener (Lord Kitchener) il ministro della guerra inglese, quindi la frase andrebbe letta in questo modo: “Britons, Lord Kitchener wants you. Join your country’s army! God save the king” (Britannici, Lord Kitchener vuole voi. Unitevi all’esercito del vostro Paese. Dio salvi il re).
L’efficacia di questo manifesto fu tale da essere ripreso nel 1917 da James Montgomery Flagg, autore del celebre manifesto di chiamata alle armi dell'esercito americano raffigurante lo Zio Sam. Questo manifesto fu ristampato nuovamente durante la II Guerra Mondiale, diventando uno dei manifesti più diffusi nella storia della pubblicità.
PROPAGANDA DI REGIME
FASCISMO
Il Fascismo fu il primo regime totalitario ad utilizzare la propaganda come mezzo per creare consenso nella popolazione e mantenere il potere.
Mussolini era stato giornalista e comprendeva bene l’importanza della stampa per orientare il pensiero della gente. La propaganda fascista venne diffusa inoltre manipolando la radio e il cinema, due mezzi di comunicazione di massa che all’epoca erano molto moderni e che precedentemente non erano mai stati usati a tale scopo.
Una delle caratteristiche dei regimi totalitari è il «culto del capo».
Le idee, i comandi, la volontà del dittatore Benito Mussolini non dovevano essere mai messe in discussione: per questo motivo la sua immagine venne elaborata dalla propaganda in modo da farne un simbolo di virilità, forza, durezza.
In questa immagine, il colore rosso dello sfondo (simbolo di forza) fa risaltare il volto del Duce, di un grigio metallico.
Le sopracciglia aggrottate e il mento sollevato gli danno un’aria di arrogante superiorità.
LE DONNE E IL FASCISMO
Durante il Fascismo, alle donne venne riservato in primo luogo il ruolo di riproduttrici: il regime propagandava le famiglie numerose, vietò i contraccettivi, le pratiche abortive e l’educazione sessuale.
Il fascismo affermò una visione della donna come individuo subordinato all'uomo e destinato a servirlo, in qualità di moglie e di madre, ma anche sul posto di lavoro e in ogni ambito della società.
Questo fine venne perseguito costantemente, oltre che attraverso la propaganda, limitando e svilendo l'istruzione femminile.
Questo ruolo di subordinazione rimase ben marcato, anche quando, durante la II° Guerra Mondiale, i fascisti furono costretti ad arruolare perfino le donne nel Servizio Ausiliario Femminile (SAF).
L’atteggiamento della figura femminile in questa immagine, china in avanti, quasi in preghiera di fronte alla bandiera e ai simboli fascisti, è ben diverso da quello fiero e sfrontato delle figure maschili rappresentate nello stesso periodo.
Durante il Fascismo l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola divennero il mezzo privilegiato della propaganda, nonché un serbatoio di reclutamento.
NAZISMO
1941 – il piano quadriennale di Hitler
Questo manifesto di propaganda nazista del 1941 è una
celebrazione e un ricordo del piano quadriennale varato da Hitler nel 1936 e affidato al ministro Hermann Goering.
Il nuovo e ambizioso programma proposto da Hitler prevedeva un piano economico basato sul potenziamento dell’industria bellica e sul raggiungimento dell’autosufficienza in tutti gli altri settori.
Da un punto di vista grafico, l’immagine si basa su uno schema formato da linee diagonali che si intersecano, creando un effetto di dinamismo, ma anche, allo stesso tempo, di equilibrio visivo.
Le diagonali più evidenti sono quelle formate dagli aerei in volo e dai cannoni puntati, che danno una forte impressione di movimento in avanti: un’impressione che si sposa benissimo con l’intento del manifesto, che è quella di infondere in chi lo guarda un senso di esaltazione, di fiducia nel progresso e nella forza della propria nazione.
In senso opposto abbiamo le diagonali formate dai colori dello sfondo, (che non a caso sono gli stessi della bandiera tedesca) rafforzate dalle nuvole e dal fumo che esce dalle ciminiere delle fabbriche.
Queste altre diagonali creano con le precedenti un equilibrio compositivo che dà all’immagine un senso generale di stabilità. Il testo che compare nel manifesto “Der Vierahresplan” è allo stesso tempo titolo e slogan.
I caratteri usati sono quelli gotici e, assieme ai colori dell’immagine, suggeriscono un forte sentimento di nazionalismo e appartenenza alla Nazione tedesca.
«Bambini, cosa sapete del Fürer?»
La copertina di questo libro, obbligatorio nelle scuole elementari tedesche durante il Nazismo, mostra Hitler in atteggiamento affettuoso e sorridente accanto a dei bambini.
Anche per il Nazismo era importante indottrinare la popolazione fin dalla più tenera età.
«La carezza stalinista
illumina il futuro dei nostri bambini»
Manifesto di propaganda stalinista.
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Alla morte di Lenin, nel 1924, subentrò Stalin alla guida dell’Unione Sovietica.
Molto più del suo predecessore, egli comprese l’importanza della propaganda come mezzo per mantenere il potere e la utilizzò in maniera massiccia.
La propaganda di regime fu mobilitata per celebrare i successi del regime e nasconderne i drammi.
La collettivizzazione delle campagne attraverso i kolchoz, aziende agricole collettive, fu accompagnata da una martellante campagna propagandistica: un’invasione di manifesti che raffiguravano contadini gioiosi e festanti, che esortavano a entrare nei kolchoz.
A partire dal 1934, a pittori e a scrittori (definiti da Stalin «ingegneri di anime») fu imposto un canone estetico ben preciso, che ricevette il nome di realismo socialista. Romanzi, manifesti e quadri dovevano esprimere ottimismo e presentare l’URSS come il «Paese più felice del mondo»
PROPAGANDA ANTISEMITA (NAZISMO)
Ebrei e comunisti venivano indicati dai nazisti come la causa di tutti i mali della Germania.
I semi di questa propaganda razzista avrebbero più tardi generato la tragedia dell’Olocausto.
L'ebreo errante
Questo manifesto è stato realizzato per pubblicizzare «L’ebreo errante» (in tedesco Der ewige Jude), un film di propaganda antisemitico della Germania nazista realizzato nel 1940, presentato come un documentario.
Il titolo rimanda alla figura della mitologia cristiana medievale dell'ebreo errante, che rappresenta metaforicamente la diaspora del popolo ebraico. La scritta è resa con caratteri che imitano l’alfabeto ebraico.
I colori prevalenti sul manifesto sono il giallo e il nero, un abbinamento dal valore fortemente simbolico, ancora oggi usato nella segnaletica che indica pericolo: il giallo e il nero sono infatti due colori che in natura si trovano su animali velenosi come le vespe e le api.
Il personaggio del manifesto, rappresentato come un vecchio dall’aspetto sgradevole, reca con sé due simboli eloquenti: delle monete in una mano (gli ebrei venivano rappresentati come un popolo avido di denaro) e sotto il braccio quella che veniva presentata come la sua vera terra d’origine: la Russia comunista, marchiata con il simbolo della falce e martello.
Copertina del libro per bambini DER GIFTPILZ, «Il fungo velenoso», pubblicato nel 1935 a Norimberga, in Germania.
Il fungo velenoso è forse l’esempio più significativo di pubblicazione per l’infanzia a scopo propagandistico.
La sua carrellata di accuse agli ebrei è una vera e propria antologia dei pregiudizi e dei luoghi comuni più diffusi: dall’avidità alla sordida cupidigia, fino alla storica colpa di deicidio.
Per diffonderli, il libro usa ampiamente il potere evocativo delle immagini, molto più dirette rispetto alla parola scritta, specialmente nei confronti di destinatari bambini.
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Per i miei alunni: postate un commento rispondendo ad una o più tra le seguenti domande:
- Quale tra le diverse immagini presenti nell'articolo vi ha colpito di più, e perché?
- Quali potrebbero essere i possibili collegamenti tra questo argomento e i temi proposti per l'esame di fine anno?
- Dopo aver letto l'articolo, vi è rimasta qualche curiosità? Ci sono dei passaggi poco chiari o che non avete capito?
- Pensate che la propaganda, come è presentata in questo articolo, sia usata anche oggi? Se si, in quali contesti, e con quali mezzi?