sabato 31 marzo 2018

STREET ART

La street art è una delle ultime frontiere dell’espressione artistica. Tra i “graffitari” ci sono artisti autentici le cui opere sono apprezzate e ricercate da musei e collezionisti di tutto il mondo, anche se spesso essi preferiscono l’anonimato e celano la loro identità dietro uno pseudonimo.

Ma dove finisce quella che per alcuni è solo un’azione vandalica da imbratta-muri e dove inizia la vera opera di un autore che viene considerato un autentico artista?
L’arte di strada è estremamente complessa, gli artisti possono utilizzare minuscoli adesivi (stikers) fino a murales che coprono interi palazzi, stancil e posters che moltiplicano più volte la stessa immagine e installazioni che giocano con la segnaletica urbana attirando l’attenzione con elementi distorti o effetti a sorpresa.


Banksy - The Telephone Booth in Soho, London (2006)


La street art è l’arte di un pittore che utilizza come tela la sua stessa città; inizia nella seconda metà degli anni Settanta e, legata alla pop art, ne riprende in parte il linguaggio, dando però maggiore importanza al messaggio, quasi sempre di denuncia politico-sociale. 
Pop art; Andy Warhol, Marilyn

Ai suoi esordi, si sviluppa nelle periferie delle grandi metropoli ed il suo significato è legato alla delimitazione di un territorio, l’affermazione di un’identità, l’appropriazione di uno spazio cittadino.


Include vari generi che si differenziano sia per tecniche e strumenti utilizzati, sia per intenti e motivazioni: ad esempio sono chiamati “graffitari” coloro che disegnano con bombolette spray luoghi abbandonati o degradati per protesta o trasgressione. 
L’intento dei “writers” è invece l’affermazione di sé. Le loro scritte (“tag”), sono poco o per nulla comprensibili, messaggi destinati ad una ristretta cerchia di persone. 
Chi invece ha lo scopo di attirare l’attenzione e l’ammirazione di un vasto pubblico è detto “street artist”.

Il panorama della street art è molto variegato e conta numerosi esponenti; vediamone alcuni:

Keith Haring

Considerato il padre della street art, era molto legato ad Andy Warhol, uno degli esponenti più famosi della pop art. Nato in Pennsylvania nel 1958, attivo a New York negli anni ’80, è celebre per lo stile fumettistico dei suoi “omini” colorati e semplificati, definiti con bordi spessi e neri. È morto a New York a soli 31 anni.




Una delle sue opere più famose si trova proprio in Italia: Tuttomondo è un grande murale realizzato da Keith Haring nel 1989 sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant'Antonio abate a Pisa.


Keith Haring, Tuttomondo, 1989

La superficie della parete misura circa 180 metri quadri (10 metri di altezza per 18 metri di larghezza); si tratta del più grande murale mai realizzato in Europa, l'ultima opera pubblica dell'artista statunitense, nonché l'unica pensata per essere permanente.
Il dipinto ritrae 30 figure dinamiche e di grande vitalità, concatenate e incastrate tra loro a simboleggiare la pace e l'armonia del mondo. 
Al centro del murale si trova il simbolo di Pisa, la "croce pisana", rappresentata con quattro figure umane unite all'altezza della vita. In alto a destra un paio di forbici, a simboleggiare il bene, rappresentate come l'unione di due figure umane, tagliano in due un serpente, che simboleggia il male. Una donna con in braccio un bambino e un uomo con un televisore al posto della testa rappresentano il contrasto tra la naturalità della vita e la tecnologia che ne stravolge i ritmi. 

Jean-Michel Basquiat


(1960-1988)
Nato a New York da padre haitiano e madre portoricana, ebbe un’infanzia difficile a causa del divorzio dei genitori e una giovinezza segnata dalla rabbia, dal senso di abbandono e dalla dipendenza dalla droga. 
Il suo stile violento, primitivo, caotico, è caratterizzato dall’uso di parole scritte e da elementi infantili e tribali.
Venne scoperto da Andy Warhol, che lo lanciò in una brevissima ed intensa carriera artistica, che terminò quando egli morì di overdose a soli 28 anni. 
I temi di Basquiat sono l’identità razziale, le disuguaglianze, il rifiuto dell’altro, la solitudine dei bassifondi. 
Basquiat, Fishing, 1981

OBEY (Frank Shepard Fairey)


Nato nel 1970, Fairey idea e realizza nel 1989 l'iniziativa Andre the Giant Has a Posse; dissemina i muri della città con degli adesivi (stickers) che riproducono il volto del lottatore di lotta libera André the Giant; gli stessi sono stati poi replicati da altri artisti in altre città. 
Il senso della campagna era quello di produrre un fenomeno mediatico e di far riflettere i cittadini sul proprio rapporto con l'ambiente urbano.

Ma l'iniziativa che ha dato visibilità internazionale a Fairey è stato il manifesto Hope che riproduce il volto stilizzato di Barack Obama, diventato l'icona della campagna elettorale che ha poi portato il rappresentante democratico alla Casa Bianca. 

Il comitato elettorale di Obama non ufficializzò mai la collaborazione con Fairey, probabilmente perché i manifesti venivano affissi illegalmente, come nella tradizione della street-art, ma il presidente, una volta eletto, inviò una lettera all'artista, resa poi pubblica, in cui ringraziava Fairey per l'apporto creativo alla sua campagna.
La lettera si chiude con queste parole: "Ho il privilegio di essere parte della tua opera d'arte e sono orgoglioso di avere il tuo sostegno”.

Blu



è un artista italiano di cui si conosce solo lo pseudonimo. Autore di opere di grandi dimensioni, ha iniziato a farsi conoscere a Bologna, ma in seguito ha portato la sua arte in diverse città europee e in Sudamerica. 
Per creare le sue immagini, che hanno spesso significati sociali e di denuncia, utilizza vernici e rulli che gli permettono di colorare grandi superfici. 
Oltre che per i murales, è noto anche per i suoi video diffusi via internet, in cui i disegni si animano creando strani cartoni animati che sembrano invadere muri, pavimenti e finestre di luoghi urbani abbandonati.



Banksy



Banksy è un artista inglese, considerato uno dei maggiori esponenti della street art. Il vero nome dell'artista non è noto: si sa tuttavia con certezza che è cresciuto a Bristol. 
Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l'etica.
Il nome e l'identità di Banksy continuano a rimanere sconosciuti. 
Nonostante siano state fatte diverse indagini ed ipotesi sulla sua reale identità, nessuno sa ancora con certezza chi si nasconda dietro quello pseudonimo.
L'arte di Banksy si concretizza soprattutto negli spazi pubblici: strade, parchi e musei cittadini, realizzando pezzi che documentano la povertà della condizione umana. 



Le sue opere, con un taglio ironico e satirico, trattano tematiche quali le assurdità della società occidentale, la manipolazione mediatica, l'omologazione, le atrocità della guerra, l'inquinamento, lo sfruttamento minorile, la brutalità della repressione poliziesca e il maltrattamento degli animali. 
Per veicolare questo messaggio, viene fatto ricorso a un'ampia gamma di soggetti, quali scimmie, topi (celebri ormai i suoi rats), poliziotti, ma anche bambini, gatti e membri della famiglia reale.


Manipolando abilmente i codici comunicativi della cultura di massa, Banksy traspone questi temi atroci in opere piacevoli e brillanti, in grado di sensibilizzare i destinatari sulle problematiche proposte e di trasformare le città in luogo di riflessione. In tal senso, gli stencil di Banksy sono diretti e comprensibili come manifesti pubblicitari, tanto che le sue opere sono leggibili anche da parte dei bambini.


Banksy, No ball game

Altra originalità dello stile di Banksy, inoltre, è la capacità di dare alle sue opere delle proprietà narrative: ad esempio, nel murale “No Ball Games” sono raffigurati due bambini mentre si lanciano un cartello che vieta loro di giocare con la palla, ma che paradossalmente qui assume il valore della palla; è giocando con le contraddizioni impreviste e imprevedibili che si palesa l'ironia di Banksy, e che l'opera si carica di forti connotazioni artistiche.

Intervento in Cisgiordania


Pezzo di Banksy sulla barriera di separazione israeliana, presso Betlemme.

La Cisgiordania e lo stato d'Israele sono separati da un muro di 70 km e di 670 km di recinzione con ferro spinato, costruito come misura cautelare contro il proliferare di attentati nel territorio nazionale.
Questa struttura, come sancito nel 2004 dall'Assemblea Generale dell'Aia, è contraria al diritto internazionale, e ciò ha spinto Banksy a intervenire fisicamente sul muro. Vi sono un totale di nove opere di Banksy lungo il perimetro della struttura. 


I soggetti effigiati sono per la maggior parte bambini che non vogliono soggiacere alla barriera, e che tentano di aggirarla in volo aggrappati a dei palloncini, o di forarla con paletta e secchiello; se ciò non è possibile, si limitano a guardare i paradisi terrestri presenti al di là del muro attraverso degli squarci.

Incursioni nei musei
Banksy è un fiero detrattore della mercificazione dell'arte e del collezionismo fine a se stesso:
«L'arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell'Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. 
Quando vai in una galleria d'arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari» (Banksy)


Nell’immagine: «Ritratto», dove un gentiluomo settecentesco lascia sullo sfondo delle scritte spray contro gli orrori dei conflitti bellici (installato nel Brooklyn Museum e rimosso dopo otto giorni);

In segno di protesta, quindi, Banksy spesso si reca nelle gallerie d'arte più famose per appendere clandestinamente opere realizzate in perfetto «stile» ma con particolari assolutamente anacronistici.


Show me the Monet, dove un paesaggio tipico del maestro francese è invaso da due carrelli della spesa e un cono stradale;

Arte murale, disegnato su un frammento pietroso alla maniera degli uomini primitivi, ma effigiante un uomo che traina un carrello della spesa (installato nel British Museum, scoperto dopo otto giorni e infine acquistato da quest'ultimo).

La tecnica dello stencil



Banksy non è stato il primo ad usare la stencil art, ma ne è diventato il punto di riferimento per la frequenza e la creatività con cui la usa, tanto da fare raggiungere alla tecnica grande popolarità.
L'adozione della tecnica dello stencil si rese necessaria per Banksy per via della sua lentezza nella realizzazione dei murales, attività che richiede grande rapidità per scongiurare l'intervento della polizia; questa tecnica, infatti, si avvale di una maschera in negativo dell'immagine che si vuole creare, ricavata su un supporto rigido; poi non si deve fare altro che poggiare la sagoma sul muro che si è scelto di dipingere e spruzzare il colore negli spazi vuoti. 
In questo modo si concilia la rapidità di esecuzione stradale (Banksy, per dipingere un'opera, impiega solo quindici minuti, trascorrendo la maggior parte del tempo in studio a ritagliare la mascherina normografica) con una grande meticolosità e con l'eventualità di serializzare l'opera, che può essere riprodotta in modo identico tante volte quante si vuole.

Dismaland, un’opera collettiva
Oltre alle opere murali realizzate con gli stencil, le installazioni stradali e gli interventi clandestini nei musei, l’artista ha pubblicato diversi libri che contengono fotografie delle sue opere accompagnate da alcune annotazioni; inoltre, nel 2015, Banksy ha organizzato un’installazione temporanea chiamata “Dismaland” alla quale ha invitato a partecipare oltre 50 artisti. Dismaland è un “anti parco divertimenti”, una “Disneyland al contrario” (in inglese “dismal” significa “tetro”). 
In questa installazione, le diverse opere in esposizione mettono in scena i problemi della società contemporanea, tragedie quotidiane alle quali siamo talmente abituati da non farci nemmeno più caso: ad esempio l’arrivo dei profughi sui barconi viene rappresentato da barchette-giocattolo telecomandate che galleggiano nel “Mediterranean boat ride” cariche di  immigrati disperati, alcuni riversi in acqua. 

(Nel video, si può vivere una visita a 360° a Dismaland: basta tenere premuto il tasto sinistro del mouse e trascinare l'immagine).




Oppure, uno dei cavalli della giostra è stato macellato, macinato e inscatolato in una confezione di lasagne pronte da mettere sulle nostre tavole. 
O ancora, le sorridenti paperelle galleggianti da acchiappare all’uncino, sono in realtà imbrattate di petrolio, come altri uccelli vittime delle tante stragi ecologiche degli ultimi anni.


6 commenti:

  1. Ciao Mara, ti ho scoperta ora, proprio perchè oggi ho iniziato a "riempire" il mio piccolo blog. Voglio farti i miei più grandi complimenti per il tuo, amo l'arte e i tuoi contenuti sono davvero precisi ed esaustivi.
    Continua così è naturalmente...ti seguo :)
    Un abbraccio, Chiara

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, gentilissima! ho poco tempo da dedicare al blog, ma cerco di fare del mio meglio. In bocca al lupo per il tuo!

      Elimina
  2. Complimenti, è bellissimo questo tuo articolo.
    Grazie Mara, provo a seguirti, buona giornata.

    RispondiElimina
  3. Davvero bello, davvero. Adoro keith haring in particolare, ma quasi tutta la "strit art"

    RispondiElimina
  4. Molto interessante Professoressa.

    RispondiElimina

In questo blog può commentare chiunque, anche chi non è registrato, tuttavia, se scegliete il profilo anonimo siete pregati di firmarvi.
I commenti sono moderati: non verranno pubblicati commenti contenenti insulti o non pertinenti.