mercoledì 6 agosto 2014

Un lavoro di gruppo: le Storie della Genesi di Wiligelmo

Quando si decidono i programmi annuali? 
Ufficialmente, bisogna consegnare i programmi alla segreteria della scuola entro novembre, ma io (e penso molti altri miei colleghi) li decido ben prima, già durante le vacanze estive, o nei primissimi giorni di settembre, quando ancora la scuola non è iniziata.
Tuttavia, non di rado mi è capitato di dover riadattare la programmazione durante il corso dell'anno scolastico, a volte anche di doverla letteralmente sconvolgere.

Piccoli adattamenti capitano di continuo, e sono normali. Ogni classe è diversa, gli allievi non apprendono tutti alla stessa velocità. Può succedere di dover ripetere degli argomenti, di soffermarsi su un'esercitazione più a lungo del previsto.

Sostituire completamente un'attività con un'altra, invece, è meno frequente.
Mi è successo lo scorso anno scolastico (2013/14) di dover imbastire in tutta fretta un laboratorio per approfondire un argomento relativo all'arte romanica.
A me sembrava semplice, invece le mie classi del secondo anno lo avevano appreso troppo superficialmente.
Me ne ero accorta dai risultati delle verifiche scritte. I punteggi erano troppo bassi. Le risposte alle domande aperte erano povere ed imprecise.
Non che ci fosse stato un gran numero di insufficienze, ma l'apprendimento di quel particolare argomento appariva di livello tanto superficiale che ero sicura sarebbe stato perso nel volgere di poche settimane, forse addirittura giorni.

Che potevo fare? Avevo due alternative: passare all'argomento successivo, sperando che si trattasse semplicemente di un trascurabile errore di percorso, oppure rifare tutto, cambiando strategia.
La prima strada poteva essere valida quanto la seconda: infatti l'insegnamento della storia dell'arte non è per forza di cose sequenziale. Comprendere l'arte romanica non è un requisito indispensabile per capire il Rinascimento.
Tuttavia, se gli alunni di 3 classi non si erano appassionati, e non avevano compreso bene quei contenuti, significava che qualcosa  nel metodo non aveva funzionato, e non volevo rischiare di ottenere gli stessi insoddisfacenti risultati anche con l'argomento successivo.


Ho quindi optato per la seconda soluzione, ed ho organizzato un lavoro di gruppo
I lavori di gruppo sono molto amati dagli allievi, e poco dai professori, perchè sono impegnativi e difficili da gestire.
Hanno però un innegabile vantaggio: se anche dovessero rivelarsi poco efficaci da un punto di vista didattico, lo sono sempre sotto il profilo educativo e umano.
Lavorando insieme, le persone imparano a conoscersi, collaborare, gestire i conflitti, e questo io lo ritengo un apprendimento fondamentale, soprattutto in un'età delicata come la preadolescenza.

Inoltre, se dal punto di vista quantitativo i risultati possono essere inferiori alle aspettative, sotto il profilo qualitativo non lo sono mai.
Difficilmente, un ragazzo dimenticherà una cosa appresa durante un lavoro di gruppo, perchè gli stimoli emotivi che riceve durante quell'attività rendono l'apprendimento più significativo.

Con questo lavoro di approfondimento su Wiligelmo e la scultura romanica, volevo ottenere principalmente due risultati: un coinvolgimento maggiore dei ragazzi e una maggiore autonomia nell'apprendimento, oltre ad una conoscenza maggiore del Libro della Genesi, sul quale si basano le sculture di Wiligelmo.



Infatti, ero rimasta molto colpita constatando che alcuni prerequisiti che io davo per scontati, non lo erano affatto. 
Quando io avevo 12 anni, era normale per me sapere chi fossero Adamo ed Eva, Caino e Abele. Ma per i dodicenni di oggi non lo è più.
E non crediate che il motivo sia il numero crescente di alunni appartenenti ad etnie e religioni diverse nelle classi. Ho constatato spesso che ragazzi di religione musulmana o induista conoscono i personaggi dell'Antico Testamento meglio di molti italiani di religione cattolica.



Il motivo lo lascio indagare ad altri, a me questa ignoranza in materia religiosa interessa per motivi pratici: quando devo affrontare argomenti relativi all'arte medievale è indispensabile che essi conoscano almeno i rudimenti della religione cristiana, così come, spiegando loro l'arte greca, mi devo sincerare che sappiano qualcosa riguardo Atena o Zeus (vi sorprenderà, ma sono più popolari del patriarca Noè, o almeno lo erano prima dell'uscita del film "Noah").

Le ricerche tradizionali sono quanto di più noioso io riesca a ricordare del mio passato di studentessa, ma organizzare una ricerca strutturandola come lavoro in team, è tutto un altro paio di maniche.



Organizzare un lavoro di gruppo non è così banale: occorre conoscere abbastanza i propri alunni da comporre gruppi equilibrati sia dal punto di vista delle capacità, sia dal punto di vista dell'affiatamento. 
Il secondo punto è quello più difficile. Mettere insieme persone che si detestano non è una buona idea, ma nemmeno abbinare chi è già amico per la pelle. 
L'obiettivo è quello di imparare a collaborare anche con persone non particolarmente amiche e di includere nel gruppo anche chi non è particolarmente popolare. Questo occorre dirlo chiaramente all'inizio dell'attività, e non sempre è facile farlo accettare ai ragazzi.
Se la composizione del gruppo la decido io, lascio a loro decidere i ruoli. Chiedo che eleggano un "responsabile" che rediga un resoconto accurato delle attività di ogni componente e che coordini i compagni, affidando ad ognuno dei compiti adatti alle diverse capacità.



All'inizio del lavoro io cerco di essere molto chiara su ciò che chiamo "standard di successo". Tradotto significa: ciò che ognuno deve fare se vuol prendere un buon voto. Chiarisco anche che, alla fine, la valutazione sarà personale, e non di gruppo. 

Durante il lavoro, lascio che prendano alcune decisioni autonomamente. Se intervengo, lo faccio sotto forma di proposta: "che ne dite se utilizziamo questo colore per lo sfondo?" oppure "con quale tipo di lettering vorreste realizzare i titoli?"
Non sempre sono così brava, però...  se vedo che stanno perdendo troppo tempo o che stanno perdendo di vista gli standard, mi innervosisco, e mi riprendo il ruolo classico della prof severa ed esigente... ho ancora molte cose da migliorare!

Al termine dell'attività è importantissimo dedicare del tempo alla presentazione del lavoro
Serve a far riflettere i ragazzi su ciò che hanno fatto, a mettere in luce i pregi e i difetti di ciò che è stato realizzato, chiedendo loro di motivare le scelte fatte. 
Si tratta di un momento fondamentale, sia per la valutazione, sia per l'autovalutazione.
Ho voluto svolgere questa attività in corridoio, all'esterno delle clessi, davanti ai cartelloni appesi. 

Il momento più bello è stato quello in cui ho chiesto con quale criterio ogni gruppo aveva scelto il proprio responsabile. Anche se con modalità differenti, tutti avevano saputo riconoscere, all'interno del proprio gruppo, la persona più affidabile, e l'avevano investita di quel ruolo, che era stato accettato con consapevolezza e, spesso, con una certa preoccupazione.
Chiaro segnale del fatto che l'obiettivo principale era stato raggiunto.

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